MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI
5 Agosto 1938
I
Le razze umane esistono.
La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito,
ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri
sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni
di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che
continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a
priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono
razze umane differenti.
II
Esistono grandi razze e piccole razze.
Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori,
che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni
caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori
(come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da
un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di
vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
III
Il concetto di razza è concetto puramente biologico.
Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e
di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche,
religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle
differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi,
dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e
una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è
diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto
antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio
assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine,
che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
IV
La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la
sua civiltà ariana.
Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra
penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine
degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze
che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
V
È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici.
Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli
movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione.
Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è
variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi
linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni
fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta
maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
VI
Esiste ormai una pura "razza italiana".
Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di
razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla
purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni
che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più
grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
VII
È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.
Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del
razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai
concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da
un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose.
La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e
l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le
teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli
Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un
modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri
puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee,
questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se
stesso e di maggiore responsabilità.
VIII
È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa
(Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra.
Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine
africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea
anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie
ideologiche assolutamente inammissibili.
IX
Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della
nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della
Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto
il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei
rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché
essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto
dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
X
I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono
essere alterati in nessun modo.
L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso
non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze
appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre
sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani
viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di
una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
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